
In una New York dopo l’11 settembre, che ha sostituito le Twin Towers con due fasci di luci azzurrognole, Monty Brogan (uno straordinario Edward Norton) trascorre l’ultima giornata prima di entrare in carcere, dove dovrà rimanere ben sette anni. È infatti un pusher bianco, di quelli insospettabili, quelli che spacciano negli ambienti bene, guidano automobili costose, hanno accanto donne mozzafiato ma amici con uno strano accento… forse russo. Monty è un bel ragazzo, simpatico, educato, un po’ scanzonato ma molto “umano”. Solo per fare un esempio, salva dall’agonia un cane, che diventerà il suo più fedele amico in un mondo (il nostro) in cui è sempre meglio guardarsi le spalle.Mancano ventiquattrore all’alba e Monty ha molte cose da fare: salutare gli amici, prendere congedo dalla sua donna, avere un chiarimento con il padre, regolare i conti con la mafia russa, trovare un nuovo padrone al cane, dire addio alla sua casa e alla sua città, New York, con cui intrattiene un rapporto di odio-amore ma a cui difficilmente sarebbe in grado di rinunciare. Di contorno le storie degli altri, altrettanto “amorali” o comunque “inerti”: un broker che specula sull’aumento della disoccupazione, un professore che sogna di abusare dell’allieva minorenne, Naturelle (da togliere il fiato), la sua donna, che accetta regali costosi facendo finta di ignorare da dove provengano i soldi. Spike Lee, regista “nero” per eccellenza, ci offre un’interpretazione della società “bianca” contemporanea eticamente desolante. Non c’è pentimento, non c’è redenzione, non c’è via d’uscita: l’unico valore è la sopravvivenza. E il business. Monty è un uomo “normale” che fa un lavoro “normale” ma che, sfortunatamente, incappa nelle maglie della giustizia quasi fosse un evasore fiscale, beccato in flagrante. La sua percezione della Grande Mela, ma dell’Occidente tutto, rimanda alla visuale dall’alto di Ground Zero: macerie, macerie, macerie e ancora non si è finito di scavare.Ma il film di Spike Lee, nonostante la gravità dei temi affrontati, scorre leggero, lasciando il rammarico nello spettatore che sia già finito. L’ottimo montaggio, la recitazione esemplare degli attori, la capacità di gestire le storie parallele, l’approfondimento dei caratteri, il commento musicale, la fotografia… tutto, insomma, concorre alla piacevolezza della visione. Un bel film che, volutamente, smorza i toni drammatici perché non raffigura un eroe che affronta un destino avverso, bensì un antieroe che è costretto solo in ultimo a guardarsi allo specchio.
Mariella Minna
4 commenti:
è tornato il tuo mito s. lee finalmente..un film da non perdere..
vince
oggi avevo davanti la malaguti al dies academicus...che gran tocco checco! v.
piano...il mio mito rimane Top Gun...
ke bello poter saltare tranquillamente l'inaugurazione dell'anno accademico lunedì scorso senza essere obbligato ad andarci!!!
Però se anch'io avessi avuto l'ilaria malaguti davanti ci sarei andato...
si è vero s. lee viene dopo top gun... certo che hai dei gusti strani eh! è sato davvero un bel vedere..la malaguti!
saluto!
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